Care amiche e cari amici,
in moltissimi mi hanno scritto per avere informazioni sugli incendi in Siberia e allora, su consiglio di un’amica, scrivo questa email.
Innanzitutto va detto che in Siberia e in tutta la Russia ci sono ogni estate molti incendi essendo questo paese, vero polmone del pianeta, quasi interamente coperto da foreste. Anche se nessuno mai ne parla sui media è così. Quest’anno la situazione sembra essere più grave del solito ma è l’estate più calda degli ultimi 140 anni, con pochissime precipitazioni ( cosa veramente fuori dal normale per la Siberia).
Vorrei però sottolineare alcuni aspetti del problema che, per chi non vive in Siberia, possono non essere facilmente comprensibili. Anche perché in molti leggendo le notizie pensano che l’intera Siberia sia in fiamme.
La Siberia è un territorio enorme, poco popolato e con pochissime vie di comunicazione. Nel cuore della foresta l’autobotte dei pompieri non arriva. Quest’area geografica è interamente coperta da foreste di conifere e betulle, quindi resine, oli essenziali e catrami naturali rendono questo tipo di paesaggio altamente infiammabile. Il suolo è composto da una torba nerastra, ciorni zjom, che è il risultato di antiche stratificazioni di humus. Questo terreno durante un incendio si infiamma fino a diventare un’unica brace ardente dalla quale gli incendi possono sempre rigenerarsi, soprattutto se alimentati dai venti e in assenza prolungata di piogge abbondanti.
Questa estate c’è stata una concomitanza di condizioni metereologiche che hanno permesso l’espandersi degli incendi.
Ho letto su internet che qualche “genio”, cresciuto sicuramente in città, ha proposto la pulizia del sottobosco della Taiga da rami e tronchi caduti per prevenire in futuro questo problema. Lo definisco “genio” perché questa proposta farebbe scompisciare dalle risate qualsiasi tajozhnik (abitante della taiga): la taiga siberiana è talmente grande da essere un paesaggio non gestibile dall’uomo, sicuramente non nelle modalità con le quali vengono gestiti i piccoli boschetti che troviamo ai margini delle aree urbane europee.
Per capire come sia possibile che un incendio in Siberia sia difficile da spegnere, da gestire o anche solo contenere ci aiuta come sempre la geografia.
Una delle aree maggiormente colpite dagli incendi di quest’anno sono le zone settentrionali del Krasnoyarskij Krai ( a nord di dove vivo).
Osservate la grandezza di questa regione, che è solo una delle regioni siberiane e nemmeno la più grande. Ha una superfice otto volte quella dell’Italia! La sua popolazione è concentrata nella zona della città di Krasnoyarsk.
In rosso la regione di Krasnoyarsk
Per capire meglio prendiamo l’esempio della provincia di Evenskij, molto colpita dagli incendi quest’anno: ha una dimensione di 763.000 km quadrati, cioè come la Francia e il Portogallo messi assieme. Ricordo che stiamo parlando di un “rayon” che amministrativamente potrebbe corrispondere a quello che per noi è un comune. Per raggiungere l’Evenskij rayon non ci sono strade, ci si arriva attraverso i fiumi tramite battello o in elicottero. L’intero Evenskij rayon ha una popolazione di 15.000 abitanti. Canicattì, in Sicilia, più di 35.000.
In blu è evidenziato l’Evenskij rayon all’interno della regione di Krasnoyarsk.
La Federazione Russa copre un territorio enorme, un territorio che per le condizioni climatiche e la natura del paesaggio lo rende difficile da gestire. Inoltre in questo paese che ha le dimensioni di un continente vivono solo 140 milioni di persone, concentrate nella parte occidentale del paese. La Siberia è praticamente disabitata.
Vorrei concludere con un breve, sintetico pensiero, che riguarda l’informazione e i media. La psiche umana si governa con la paura, il senso del tragico portato fino alla distorsione del vero avvenimento. Gli incendi di quest’anno sono veramente un avvenimento tragico e triste, e anche di grande portata. Non voglio di certo sminuire i fatti, chi ama la natura prova un denso senso di dolore nel vedere un bosco divorato dal fuoco. Ma la Siberia non è andata interamente in fiamme. Dicono che sia bruciata un’area grande come il Belgio che è la stessa dimensione del “minuscolo” Rayon nel quale vivo e lavoro da 11 anni.
Ripeto è triste, ma la vita continua, la Siberia è grande, il lavoro da fare per conoscerla è ancora tanto e le prove, anche dolorose, saranno molte.